Il Trofeo Fagioli a Gubbio… con qualche dubbio
Il contesto è straordinario, Gubbio è una cittadina dalla storia antica e affascinante e sembra che tutto sia rimasto intatto com’era in epoca medievale: nelle fasi di partenza, quando le vetture sfilano nel centro abitato, il contrasto tra questa storia ed il rombo dell’era moderna è davvero emozionante.
Ed è proprio in partenza, resa off-limits per quasi tutti gli spettatori, che si osserva una delle note stonate della manifestazione. Dato per scontato che non si può permettere di far seguire fino allo start tutti componenti di un team, riteniamo anche che non si possa negare ad un padre di assistere, con la sua carica di adrenalina (forse… maggiore del pilota in partenza…), al semaforo verde del proprio caro perchè solo un meccanico è autorizzato a seguire la vettura. Il “nostro” sport è rimasto uno dei pochi baluardi della disciplina automobilistica ad essere a misura di appassionato e come tale ancora immune da spiriti professionistici (salvo qualche pilota…) che lo snaturano. L’agitazione e gli atteggiamenti quasi aggressivi che hanno caratterizzato le fasi delle partenze non hanno certo contribuito alla concentrazione ed alla serenità di piloti che stavano per misurarsi in uno dei percorsi più veloci del CIVM. Le scuse fatte a qualcuno durante la premiazione non sono sufficienti.
E proprio all’atto finale della manifestazione si osserva un’altra nota dolente per questa meravigliosa gara: il corposo ritardo della cerimonia di premiazione ha fatto si che gran parte dei piloti (si ribadisce, non professionisti…) avesse già affrontato la strada per il ritorno a casa. Si è quindi assistito ad uno stillicidio di chiamate a vuoto e di sostituzioni sul podio: sembrava quasi di avere assistito ad un’altra gara. Il tutto è andato avanti tra errori, omissioni e confusione totale, fino alla premiazione… totalmente monca dell’assoluta. Da una cinquantesima edizione oggettivamente ci si aspettava qualcosa in più.